THE LITTLE COLLAR DRESS

Quando ero bambina c’era una cosa che adoravo fare più di tutte: andare con mia madre a far visita alla sua zia materna. Si chiamava Renata ed era una vera artista del ricamo e del cucito. Non solo era abilissima e in grado di creare qualsiasi cosa (abiti, cappelli, biancheria intima), ma era dotata anche di un gusto davvero raffinato e elegante. Da giovane era stata una donna bellissima e aveva condotto una vita fuori dall’ordinario: negli anni ’30 si era sposata con un vice console e si era trasferita ad Asmara in Eritrea, città che allora faceva parte dell’Impero Italico. Qui visse circa 30 anni in una grande villa con tanto di servitori: di giorno dormiva o  andava a caccia e di notte si trasformava in una party girl. Ritornò in Italia negli anni ’70 a causa di una malattia incurabile del marito.
La casa dove trascorse gli ultimi anni della sua vita fu per me una fonte inesauribile di scoperte: bauli pieni di pizzi e merletti, vecchi giornali di moda e cartoline, o scatole di latta ricolme di cipria bianca ormai andata a male. Tutto quello che ha influenzato il mio stile negli anni successivi è nato proprio lì in quell’ appartamento pieno zeppo di roba, avvolto dalla penombra e da continue nuvole di fumo (eh sì, la cara zietta si fumava quei 3 pacchi di Chesterfield senza filtro al giorno senza battere ciglio!). Metà del mio guardaroba fra i 3 e i 9 anni venne realizzato da lei: piccoli tutù, abiti da marinaretta, gonne plissettate e camicette con le maniche a palloncino, e ovviamente lui: l’intramontabile abito in velluto nero con il colletto di pizzo bianco. Ancora oggi ritengo questo capo una di quelle cose che non deve mai mancare nel guardaroba di ogni giovane donna: semplice ma elegante, austero ma fanciullesco (era molto popolare fra le donne e fra i bambini tra la fine dell’800 e i primi del ‘900), dal sapore vittoriano ma anche un po’ yéyé .

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When I was a child there was one thing I loved most of all: going with my mother to pay a visit to her maternal aunt. Her name was Renata andshe was a true artist of the embroidery and sewing. She had the skills to create anything (clothes, hats, underwear) as well as a very refined and elegant taste. She was a beautiful woman and led a life out of the ordinary: in the 30s was married to a vice-consul and shemoved with him to Asmara in Eritrea, a city which was part of the Italian Kingdom. She lived there for 30 years in a large house with a lot of servants: in the daylight she slept or went hunting, at nightwas turning into a party girl! Unfortunately she returned to Italy in the 70s because of an incurable cancer of her husband.
The house where she spent the last years of her life was for me an inexhaustible source of discoveries: trunks full of laces, old fashion magazines and postcards, tin boxes filled with white powder gone bad. All that incredible stuff influenced my style in later years, I still remember that apartment wrapped in the darkness and constant clouds ofsmoke (yes, dear aunt was chain-smoking 3 packs of filterless Chesterfield sigarettes a day!). Half of my wardrobe from 3 to 9 years old was made by her: little tutus, sailor dresses, pleated skirts and blouses with puffed sleeves, and of course the timeless black velvet dress with white lace collar. Even today I consider this article of clothing one of those things that should never be lacking in the wardrobe of any young woman: simple but elegant, austere but childish
 (it was very popular among women and children between the late ‘800
 and early ‘900 ), victorian but also a little Yeye.
|| Jane Birkin ||

|| Vivetta Black Pierrot Dress ||
|| Pandora ||

|| Sylvie Vartan ||

|| Tba Velvet Collar Dress ||

|| Elizabeth “Z” Berg , The Like singer ||

|| Cherish Kaya, Ipso Facto keyborder ||

|| Tba Spring-Summer 2011 Collar Dress ||

|| Tennessee Thomas, The Like drummer ||

|| Marianne Faithfull ||

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5 risposte a THE LITTLE COLLAR DRESS

  1. sarina ha detto:

    Anche la mia nonna materna ricamava i colletti per i miei vestitini, tra un piatto di cappelletti e 20 Presidente (le sigarette) 🙂

  2. disagris ha detto:

    Pochi romanticismi nel mio guardaroba da bambina, avere dei genitori giovani, saldamente ancorati al presente negli anni 80 mi ha fatto litigare più volte per delle bebè di vernice che alla fine non ho mai avuto..american eagle con le lucine e felpa di fiorucci e via!! Sarà per quello che ora giro con una pettinatura da tutti insieme appasionatamente ed una pelliccia di gorilla facendomi prendere in giro da qualsiasi dodicenne sano di mente e di corpo. 🙂

    azzurra

  3. eva ha detto:

    Amo Marianne e il vestitino Pierrot, che frotunatamente possiedo.
    Io da bambina gran loden, clarks e scarpine gusella, niente frivolezze, per carità!
    ma appena ho avuto una taglia decente ho potuto attingere ai vecchi guardaroba di mamma e nonna, con tanto di vestiti Chloè d’antan. Ma pizzi e merletti mai, erano tollerati solo come tovaglie, e solo se di pregiatissima fattura.. sennò ‘fan povero’.
    Sarà per questo che appena ho avuto un’età decente ho iniziato ad indossare vecchi maglioni infeltriti e bucati?

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